La Cassazione dice no al permesso premio per il boss Augusto La Torre. “E’ pericoloso”

22 Luglio 2024 - 10:19

 E’ quanto stabilito dalla prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Monica Boni, che si è pronunciata sul ricorso presentato dal boss mondragonese per mezzo del suo legale avverso l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Venezia.

MONDRAGONE – La cassazione ha detto no al permesso premio per il boss dei Augusto La Torre. E’ quanto stabilito dalla prima sezione presieduta da Monica Boni che si è pronunciata in merito al ricorso presentato dal legale del boss Mondragone.

Il tribunale di Sorveglianza di Venezia nel maggio del 2023 aveva accolto l’impugnazione, in merito al permesso premio, introdotta dal procuratore generale contro il provvedimento emesso: “La Torre in stato detentivo da 26 anni, non ha legami, attualmente accertati con il clan di cui di cui è stato leader indifeso e la sua condizione soggettiva è inquadrabile come collaboratore poiché nonostante la regola di programma di protezione la torre arreso dichiarazioni collaborative in ben 24 di 40 procedimenti penali“

Una condizione quindi, a parere del giudice, che gli ha consentito di godere del permesso premio e di incontrare i suoi familiari presso la casa di accoglienza ‘Piccoli Passi’ 

La decisione del tribunale di Sorveglianza si basa su un diverso inquadramento soggettivo del boss “che non può essere ritenuto soggetto collaborante“.

Avverso tale sentenza he proposto Ricorso in Cassazione il legale di La Torre adducendo vizi di legge e di motivazioni. A parere dei giudici della Suprema Corte il dispositivo del tribunale di Sorveglianza è corretto ”la valutazione della persistente pericolosità sociale della torre tale da inibire la conce concedi del permesso premio ha permesso al tribunale di realizzare la propria qualificazione della condizione soggettiva del ricorrente al fine di individuare la disciplina di legge applica applicabili”. Per tali motivi il ricorso è inammissibile