Omicidio di Pasqua, in aula la compagna del presunto killer: “Era confuso. Mi disse… le polpette sono nel sangue”

5 Dicembre 2023 - 18:31

Nuova udienza del processo a carico di Ihor Varvachyn.

PASTORANO – “Ihor non gli avrebbe mai fatto del male, era suo amico”. E’ stata la compagna a difenderlo a spada tratta, nonostante l’accusa di omicidio che pende sul capo dell’uomo. Le dichiarazioni della donna nel corso dell’odierna udienza del processo a Ihor Varvachyn, il 49enne ucraino accusato, appunto, di avere ammazzato l’amico Pavlo Zapprozhets, anch’egli ucraino, la sera di Pasqua del 2022. La compagna del presunto killer ha raccontato che quel giorno di festa tutti e tre avevano trascorso una tranquilla giornata all’interno del container posto in un terreno nei i del New Village Dog, in località Canale a Pastorano. I tre mangiarono insieme, ma poi la donna andò via per recarsi al lavoro. “Quella sera, intorno alle 22 – ha dichiarato – Ihor mi chiamò. Mi sembrò confuso e disse che Pavlo non c’era più. Che tre persone erano andate a rubare. Poi mi disse “io l’ho accoltellato, le tue polpette sono nel sangue”.

Queste le parole della donna che rispondendo al sostituto procuratore Annalisa Imparato, ha ammesso che i due uomini, quel giorno, alzarono il gomito.

Per i carabinieri che hanno condotto le indagini, i due connazionali avevano deciso di festeggiare insieme Pasqua. Complice l’alcol riemersero vecchi rancori e tra i due nacque un diverbio degenerato nel sangue. Pavlo venne prima tramortito con una padellata alla testa, cadde a terra e mentre era in posizione prona venne colpito da 30 fendenti con un coltello da cucina.

Alcuni passanti avvistarono la sagoma insanguinata dell’omicida ed allertarono il 112. Ihor venne rintracciato dai carabinieri e tratto in arresto per omicidio volontario aggravato.

Nel container una vera scena dell’orrore, con la vittima riversa a terra in un mare di sangue, suppellettili ed elettrodomestici divenuti ormai rosso sangue. Cercando di depistare i carabinieri, l’imputato disse loro che un’altra persona di era allontanata dalla zona. Ma i rilievi non hanno provato che in quel container ci fosse stata la presenza di un altro personaggio. Un fatto, questo, contestato dalla difesa di Ihor che, invece, ha parlato di impronte mai repertate.

.