Per la DDA soldato d’assalto di camorra, poi operaio di una ditta del Tarì. La Cassazione annulla (con rinvio) la libertà vigilata a Maurizio Capoluongo
27 Giugno 2024 - 12:16
L’accusa di aver fatto parte dell’assalto armato a casa del clan Nuvoletta di Marano è stata lanciata dal pentito Nicola Panaro. La DDA però non ha mai trovato quei riscontri che confermassero in maniera definitiva la presenza di Capoluongo, il quale ha sempre negato la sua partecipazione
SAN CIPRIANO D’AVERSA – La corte di Cassazione, attraverso un dispositivo emesso dalla prima Sezione penale guidata dal presidente Stefano Mogini ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati di Maurizio Capoluongo, condannato più volte per reati di camorra e oggi a piede libero.
Il 63enne aveva presentato istanza alla suprema Corte contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Napoli del marzo del 2023 che aveva prorogato la misura della libertà vigilata nei confronti di Capoluongo.
Il tribunale segnalava che, pur lavorando e dopo aver conseguito un titolo di studio, Maurizio Capoluongo non aveva mai reciso i rapporti con il clan dei Casalesi, segnalando un incontro dell’agosto del 2021 a casa dello stesso Capoluongo con Riccardo Iovine, cugino di Antonio Iovine O’Ninno e Giuseppe Verdino, definiti nel dispositivo della sentenza come “pregiudicati”. (NOTA: Nella sentenza della Corte di Cassazione da cui è tratto questo articolo, come appena scritto, viene segnalato tra i pregiudicati incontrati a casa di Maurizio Capoluongo un certo Giuseppe Verdino. Marilisa Capoluongo, compagna di Giuseppe Verdino, quindi cognato di Maurizio Capoluongo, ci fa sapere che il casellario giudiziario del Verdino è vuoto e che non sarebbe un pregiudicato. A questo punto, potrebbe trattarsi di un caso di omonimia o di un errore nella trascrizione dei nominativi della sentenza della Corte di Cassazione.)
Di Capoluongo scrivemmo un po’ di tempo fa. Era il giugno del 2022, quando dammo in esclusiva la notizia che un uomo storicamente legato a Michele Zagaria – poi passato con il fratello Giacomo con Nicola Schiavone – quale Capoluongo lavorasse (non sappiamo se ci lavora ancora) per un’azienda all’interno del Tarì di Marcianise (LEGGI QUI).
Capoluongo è stato un uomo legato alle implicazioni economiche del clan, ma per la DDA di Napoli c’è altro nel suo curriculum. Ad esempio, il pentito Nicola Panaro lo inserisce anche tra i soldati di Antonio Bardellino che hanno partecipato al blitz, insieme anche ai boss Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, alla casa di famiglia dei Nuvoletta di Marano, dove morì, tra gli altri, Ciro Nuvoletta, fratello di Lorenzo (LEGGI QUI).
Sulla vicenda la magistratura antimafia non è mai riuscita a trovare i riscontri che potessero rendere inscalfibile questa tesi, ma la DDA ritiene Capoluongo soggetto attivo anche in dinamiche armate.
L’avvocato del 63enne, nel suo ricorso in Cassazione ha lamentato la violazione di legge e un difetto di motivazione di riferimento alla mancanza di attualità della presunta pericolosità sociale dell’ex affiliato del clan.
La prima Sezione penale della corte di Cassazione ha ritenuto “illogica” la decisione del tribunale di sorveglianza di Napoli, annullando la decisione e rinviando il carteggio allo stesso tribunale per una nuova valutazione sulla quale peserà sicuramente l’ordinanza degli ermellini.