LA NOTA. PIEDIMONTE M. Il sindaco Civitillo si comporta come il padrone della ferriera. Non risponde a Legambiente, alle proteste dei cittadini e sul basolato di via Gaetani mussolinianamente “se ne frega”
4 Settembre 2023 - 19:00
In calce al nostro articolo il testo integrale dell’esposto scritto dalla presidente della sezione Matese di Legambiente, Gaetana Musto, che l’ha inviato anche ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale. Suscita forti dubbi la possibile divergenza tra ciò che sta succedendo nel cantiere e ciò che è previsto nel progetto esecutivo, così come questo è illustrato nella relazione dell’architetto Grande.
PIEDIMONTE MATESE (gianluigi guarino) Il sindaco di Piedimonte Matese Vittorio Civitillo ha fatto di tutto per litigare con questo giornale, non sapendo, però, che la presentazione di una querela, peraltro, a nostro avviso, infondata e che ha già trovato una contrapposizione in un’ampia memoria difensiva, redatta direttamente dal sottoscritto, non ci fa, come si suol dire, né caldo e né freddo, dato che un giornale come il nostro, che disturba quotidianamente i potenti, è abituatissimo a queste cose e sa bene che corre ogni giorno il rischio di dover armare energie ed avvocati per neutralizzare, come fa poi nel 100% dei casi, le ovvie reazioni di chi si sente tanto potente da ritenersi intoccabile, incontestabile, da ritenersi depositario di una sorta di verità rivelata, che è esattamente il contrario di quello che rappresenta il minimo sindacale di una sensibilità democratica.
Per cui, non è che quella querela, legata a un nostro racconto ispirato da una operazione di polizia giudiziaria, realizzata dalla Guardia di Finanza, ci abbia stimolati particolarmente, inducendoci ad essere più attivi sulla piazza di Piedimonte Matese, rispetto a quanto lo siamo stati nei molti anni di vita di Casertace. Noi non possiamo occuparci quotidianamente di tutti i comuni di questo territorio, anche se lo desidereremmo realmente fare. Ciò perché siamo un giornale povero e tale vogliamo rimanere, nonostante la profusione di offerte e profferte che ci piovono addosso costantemente e che sono, diciamocela tutta, finalizzate a comprare la nostra libertà di espressione. Se avessimo voluto fare i soldi, ne avremmo forse fatti finanche più di Civitillo, visto che, con rispetto parlando per la sua persona, non siamo certo meno intelligenti di lui, anzi.
Fatta la premessa, è chiaro che quando dall’esterno, quando da Piedimonte Matese ci giungono sollecitazioni, anche da persone che non hanno nel proprio Dna una natura, una storia e una prassi barricadera, ma che si guadagnano la vita da decenni lavorando duramente e in silenzio ogni giorno, senza imboccare scorciatoie, senza modellare la propria evoluzione economica attraverso giochi di abilità, è chiaro che noi, per una sorta di assonanza genetica, di solidarietà di specie, tendiamo a muoverci, tendiamo a prendere l’iniziativa, a dar riscontro a questi input, perché nel momento in cui certe persone protestano, fino ad alzare la voce, vuol dire che la situazione è veramente e significativamente grave.
Tutto sommato, a pensarci bene, in questa storia del basolato espunto, divelto dalla storica via Gaetani (clikka e leggi il nostro articolo di qualche giorno fa) noi troviamo delle forme di affinità di tipo evocativo rispetto alla sintassi che il sindaco Vittorio Civitillo ha utilizzato nella querela presentata nei nostri confronti. Evocativi e non letterali, in quanto la querela è scritta, il comportamento è un’esplicazione quasi immateriale, non pedissequamente omogenea alla prima.
Questa evocazione ci conduce, dritti dritti, al modo di essere di una persona, che ha accumulato carichi industriali di autostima nel momento in cui tante cose messe in cantiere nella propria attività imprenditoriale, hanno prodotto ottimi risultati economici, al punto che oggi, Vittorio Civitillo è sicuramente la persona più facoltosa dell’area del Matese e del Medio Volturno e tra i più facoltosi della provincia di Caserta. Ma si sa che l’autostima si trasforma, facilmente, soprattutto quando la crescita economica non trova giustapposizione in una speculare evoluzione culturale, in una sorta di sicumera, in una caratterizzazione che produce un atteggiamento che, mentre nel settore economico-imprenditoriale ha una sua permeabilità nella prospettiva di medio-lungo periodo, si connota, al contrario, in politica, come una forma rischiosa di espressione della potestà che, ricordiamo, in uno stato di diritto è regolata da una Costituzione, potestà democratica e non “potestà di un podestà” di epoca fascista, scusateci il gioco di parole, puramente ca-u-sale.
Nel 2023, un imprenditore potente, ricco, in grado di garantire anche posti di lavoro, si può anche permettere di non ascoltare nessuno e di stabilire un regime totalmente egocentrico, nel nostro caso “vittoriocentrico”, ma deve sapere che la sua potenza economica dovrà essere costantemente alimentata, corroborata alla fonte impura della clientela, in quanto destinata a rappresentare nel tempo l’unico fattore costitutivo del suo consenso. Torno torno, infatti, gli uomini liberi e le donne libere che, nel 2023 sono, giocoforza, di più rispetto a quanti e quante ce ne fossero negli anni 50, 60, 70, 80 e anche 90, ti connoteranno come un target, da attaccare quotidianamente, dell’arroganza e dell’affermazione di una modalità che tende a spegnere ogni dialettica e ogni confronto che dovrebbero di per sé rappresentare il sale della democrazia, sostituendole con una sudditanza legata ad una iniezione in vena di un benessere non di sistema, ma costruito, caso per caso, famiglia per famiglia, attraverso una forma di devoluzione, che avvassalla e non affranca.
Di solito, questa è una malattia di cui soffrono coloro che i francesi con eleganza definiscono i parvenu, parola che in italiano, in linea di massima, può essere tradotta con il termine “arricchiti”, mentre della forma dialettale vi facciamo sconto, altrimenti ‘sto Civitillo si arrabbia e presenta un’altra querela, nonostante il fatto che quel tipo di espressione dialettale rappresenterebbe solamente una semplice, neutra e neutrale esposizione filologica.
Si sa che Legambiente è un’associazione tra le più note e tra le più intransigenti nella difesa delle ragioni della sostenibilità, del buon vivere, della necessità di abbassare i livelli di inquinamento. Tutte cose molto sentite, soprattutto di questi tempi. A volte, però, Legambiente ci arriva incrociando formule, forme e contenuti un po’ estremi, comunque discutibili, ma è indubbio che si tratti di un’associazione utile, anzi necessaria, perché anche se ti dice una cosa estrema, te la comunica con cognizione di causa e un qualsiasi sindaco, che vanta sicuramente minor storia, rispetto a Legambiente, dovrebbe avere rispetto per queste posizioni, a patto però che si consideri sindaco, cioè rappresentante del popolo, cioè depositario di un mandato democratico e non il padrone della ferriera.
Si può discutere, nel momento in cui la politica avverte, giustamente, la necessità di equilibrare le ragioni ambientali con quelle dello sviluppo, sul fatto che il bitume, l’asfalto rappresentino un insopportabile strumento di inquinamento in quanto emettono il 300% in più di aerosol secondario e di polveri sottili, come afferma la presidente del circolo Matese di Legambiente, Gaetana Musto, nell’esposto, che pubblichiamo in calce a questo articolo e inviato allo stesso sindaco, agli assessori alla Transizione ecologica e all’Ambiente, al responsabile dell’Ufficio territorio e patrimonio urbanistico del Comune di Piedimonte Matese, alla Sovrintendenza dei beni culturali, ambientali, artistici e archeologici di Caserta e Benevento e ai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale.
Ma non si può non discutere, anzi, bisogna necessariamente discutere sul terreno ancor più delicato della legittimità e, osiamo dire, della legalità nel momento in cui la stessa Gaetana Musto afferma che la sostituzione del basolato storico di via Gaetani sta avvenendo in violazione, in difformità con la relazione illustrativa, redatta dall’architetto Grande, del progetto definitivo per la Riqualificazione della piazza Vincenzo Cappello. Un basolato che, peraltro, aggiungiamo noi, possiede un valore costituente un retaggio di identità (a proposito dell’evoluzione economica che non fa evidentemente il paio con l’evoluzione culturale del signor Vittorio Civitillo), vera ricchezza di una comunità e che viene oggi eliminato, con un’operazione anticiclica, cioè opposta a quella attuata da tanti comuni i quali , invece, sviluppano progetti per ridare ai centri storici la veste di un tempo, annodando, nella sapiente apposizione dei basoli, il tempo di oggi al tempo di prima, ad una cultura della storia e ripetiamo dell’identità, che non è vero assolutamente, sia inutile per mettere il piatto a tavola dato che, se ben concepita, ben sfruttata e ben venduta, fa crescere un centro storico dandogli occasioni nuove sul terreno dello sviluppo economico cittadino.
Insomma, nel momento in cui Gaetana Musto afferma che esiste una difformità tra un progetto esecutivo e quello che sta accadendo realmente sul cantiere, rende molto più delicata la valutazione su questi fatti. E ciò perché, se il Comune di Piedimonte ha deciso di modificare i contenuti di questo progetto esecutivo, non lo può fare, a meno che non sia governato da un podestà e non, invece, da un sindaco, creando una situazione di fatto, della serie “il progetto esecutivo prevede questo, la relazione illustrativa dell’architetto Grande prevede questo e noi facciamo un’altra cosa”. Esistono delle procedure che non sono eludibili, visto e considerato che quel progetto esecutivo ha rappresentato contenuto, sostanza di un processo amministrativo, di una gara d’appalto costruita su quel progetto e non su un’altra cosa.
Concludiamo l’articolo. ad introduzione della lettera scritta da Gaetana Musto, citando un passaggio in essa contenuto e preso pari pari dalla citata relazione dell’architetto Grande: “I marciapiedi – scrive l’architetto – in via Gaetani saranno realizzati in pietra calcare nera fino al ponte del torrente con cordoli bianchi, in modo da renderli visibili dalla pavimentazione carrabile esistente in basole nere” . Ora, se l’amministrazione comunale di Piedimonte Matese, se il sindaco Civitillo ritengono che questa non sia più la modalità a loro gradita, devono revocare la procedura, tornare alla redazione del progetto, rifare la gara. Se non si muovono in tale direzione questo, a nostro avviso, non è regolare, anzi può integrare anche elementi di discutibile legalità, a meno che la Repubblica italiana non produca uno statuto speciale, anzi specialissimo, per la città di Piedimonte Matese, consentendo al suo sindaco di fare e disfare come meglio gli pare e come, legittimamente, può fare dentro alle sue attività economiche private, al di fuori di ogni statuto, al di fuori di ogni norma, al di fuori di ogni lex specialis.