MARCIANISE. Se c’era ancora un dubbio, ora è certo: il sindaco Velardi è il primo evasore fiscale della città. Nella sua risposta, il dirigente Salvatore Fattore, detto BANZAI, “si butta la zappa sui piedi”

27 Luglio 2022 - 11:16

Tappeti rossi come chiediamo da anni per il sindaco Velardi se volesse confutare, precisare, o, perchè no, anche chiedere una rettifica che noi non avremmo alcuna difficoltà a garantirgli nel momento in cui ci convincesse che in queste, come negli altri articoli che dedichiamo alle cose dell’amministrazione comunale di Marcianise, ci sia qualcosa da rettificare. Detto questo e invitandovi alla lettura dei due documenti, cioè l’interrogazione presentata dal consigliere comunale Dario Abbate e la risposta formulata dal dirigente Salvatore Fattore, che noi non nascondiamo certo, avendo fiducia nelle nostre argomentazioni, alla possibilità di fruizione dei nostri lettori a cui non abbiamo mai fatto mancare gli strumenti di verifica relativi al contenuto dei nostri articoli, oggi possiamo dire che i conti non tornano e che certamente il sindaco non dà un buon esempio, visto che non si capisce perchè, se lui fa gli abusi edilizi, se lui non paga imposte e tasse comunali, per quale motivo dovrebbero costruire case regolari e pagare tutte le imposte e tutte le tasse quelli che, “primi cittadini” non sono

 

MARCIANISE (Gianluigi Guarino) – Proviamo a semplificare un po’ , almeno in premessa, il discorso: il sindaco Antonello Velardi,  frequentemente compulsato dal simpatico – sul serio ci è simpatico con i suoi occhiali variopinti, stile Andy Warhol una versione “arte povera”, con convergenza finale su Elton John – avvocato Genny

Iannotti, che molto deve al sottoscritto in termini di volume del suo fatturato (un giorno o l’altro pubblicheremo l’ elenco  dei suoi patrocinati, sempre e comunque politici e imprenditori danarosi percettori di pubblici appalti ) ha intrapreso la strada delle querele intimidatorie che, sempre al sottoscritto non fanno né caldo e né freddo.

Anzi, quando penso alle querele di Velardi, l’associazione di idee rimanda a quel che combina da anni nella veste di sindaco di Marcianise. E questo  dà lievito alla mia motivazione, in modo da spostare il nostro calibro, dal 20 per cento attuale ad almeno il 30%  della superficie d’analisi delle cose che andrebbero raccontate, in nome e per conto della civile denuncia  della legalità violata. Tante e tali cose, che occorrerebbe un giornale, un sito in grado di occuparsi h24 solo e solamente dei fatti riguardanti il Comune di Marcianise.

Eravamo rimasti, un po’ di settimane fa, alla iniziativa, assunta dal consigliere comunale di opposizione Dario Abbate  di mettere  nero su bianco, in una interrogazione a risposta scritta, sul tema della condizione del cittadino – residente Antonello Velardi rispetto a quelli che dovrebbero essere i suoi doveri di contribuente delle imposte e delle tasse comunali.

A dirla tutta non eravamo molto fiduciosi su una risposta efficace, esaustiva, ma soprattutto in grado di di proporre qualche argomento almeno in grado di suscitare qualche remoto dubbio in chi  ritiene il sindaco di Marcianise un evasore fiscale. Non eravamo fiduciosi perché, da un lato, pur sapendo che lo sparanisano Salvatore Fattore è, in linea di massima, un buon uomo, sapevamo pure, per averlo visto all’opera nei rutilanti staff di Savina Macchiarella, frizzantissima vice predetta, nonché pluricommissaria nei Comuni della provincia, quando vengono amputati, tutto sommato, per loro fortuna, dei propri sindaci, delle loro giunte e dei loro consigli comunali e anche per averlo visto all’opera, per pochi mesi, mentre viveva molto pericolosamente la sua funzione dirigenziale, a stretto contatto di gomito con un vero “campionissimo”, quel Davide Ferriello, prodotto esemplare dalla premiata scuola di Giggino a purpetta, al secolo Luigi Cesaro, e al quale molto deve l’imprenditore di Frattamaggiore, trapiantatissimo e ambientatissimo tra Aversa e Teverola  Ferdinando Canciello.

Dall’osservazione dell’opera che Fattore ha rilasciato in queste due esperienze professionali, e stato facile dedurre che non avrebbe avuto, né la forza, né uno spunto cognitivo che gli consentisse di arrampicarsi, quanto meno, sugli specchi.

Men che meno si poteva sperare nella segretaria comunale Maria Carmina Cotugno, la quale, avendo scelto di essere molto attiva nel coltivare le sue ambizioni, puntando sempre l’obiettivo di target verso Comuni grandi, tipo quello di Benevento, guidato da Clemente Mastella o anche, ultimamente,  in direzione di quello di Caserta, dove in questi giorni sta sostituendo il suo collega contagiato dal Covid, Salvatore Massi, coltiva stabilmente un piano strategico, fondato su una particolare dedizione  nei confronti delle necessità della politica, che qui da noi sono sempre e comunque  attinenti all’esercizio del potere fine a se stesso, da parte dei sindaci, configurandosi, dunque, come una segretaria comunale governativa, ma non nel senso proprio, letterale e calibrato, di rappresentante del governo nazionale in un ente locale, ma soprattutto come operatrice, in servizio permanente ed effettivo, stabilmente apprestata alla rimozione di quegli ostacoli burocratici, giuridici che si frappongono tra i sindaci, nel nostro caso, tra Velardi e il raggiungimento di obiettivi, spesso e volentieri non certo contrassegnati dal marchio del bene comune.

La risultante di tutto ciò, del microclima delle stanze comunali  che contano,  non poteva che essere una risposta a dir poco approssimativa  all’interrogazione di Dario Abbate. Un riscontro, con il quale Salvatore Fattore fa il suo esordio nell’esercizio dello stesso lavoro, che, dal 2016 in poi,  hanno fatto i molti altri dirigenti che hanno vissuto delle esperienze raccapriccianti, da cui, ancora oggi, fanno fatica a riprendersi, dopo essere stati letteralmente costretti, sette,  otto, forse  dieci di loro, a scappare letteralmente a gambe levate, per evitare di incrociare e poi di attraversare guai seri, gli stessi che sta attraversando il più “maccarone” di tutti, cioè quell’Onofrio Tartaglione, che oggi si trova rinviato a giudizio, insieme a Velardi, per reati molto gravi, contestati ad epilogo dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, sui rimborsi farlocchi che il sindaco ha prelevato direttamente dalle tasche dei cittadini – contribuenti marcianisani.

Insomma, Salvatore Fattore è il nuovo kamikaze del Comune. Lo schema è sempre quello solito. Cosa è stato chiesto, infatti, a Fattore dal sindaco? Di scrivere una risposta, da cui risultasse il suo status di contribuente fedele. Ovviamente, il Fattore ha dovuto produrre un contenuto, che siamo costretti a commentare, anche se sappiamo bene che questa nostra pratica è speculare a quella di chi spara contro la Croce rossa.

LA QUESTIONE TARI – I testi integrali dell’interrogazione di Abbate e della risposta di Fattore li mettiamo a disposizione dei nostri lettori in calce a questo articolo. Dallo scritto di Salvatore Fattore apprenderete che Velardi è perfettamente in linea con i pagamenti della Tari, cioè della Tassa rifiuti, mentre non ha bisogno di essere in linea, sempre secondo il dirigente, con quelli dell’Imu, in quanto lui questa imposta, attenzione, questo sempre ad avviso del dirigente sparanisano, non la deve versare, dato che l’abitazione in questione, il famigerato immobile di viale Kennedy, è formalmente, ufficialmente definibile come “prima casa” o abitazione principale che dir si voglia.

A supporto di queste sue tesi assolutorie, Fattore cita l’accertamento compiuto dal Comune di Marcianise, presso l’abitazione di Velardi nell’anno 2015, quando il nostro, non essendo ancora sindaco, veniva trattato evidentemente come tutti gli altri cittadini. Dunque, al tempo, i sopralluoghi si facevano. Esattamente al contrario di quanto capitato oggi con quella che, lo ripeteremo fino allo sfinimento, è, a nostro avviso, la vergognosa decisione presa dal dirigente dell’Area tecnica e dalla comandante dei vigili urbani, di non verificare entro 48, massimo 72 ore (ma in verità non l’hanno fatto neppure dopo) se la dichiarazione di ottemperanza all’ordinanza di abbattimento, presentata da Velardi il 13 dicembre, fosse stata realmente ottemperata.

Quando 7 anni fa, a Marcianise, prima della riforma della Costituzione realizzata dal Velardi, tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge, indovinate un po’ cosa venne fuori da quell’accesso nella casa di viale Kennedy? Indovinate un po’, tenendo conto di quello che emerse, quale concittadino avrebbero eletto a sindaco, di lì a un anno, i marcianisani? Venne fuori che Velardi, fino ad allora, nel secondo piano di sua proprietà e da lui abitato, aveva pagato una tassa rifiuti in aritmetica funzione di una superficie utile abitativa di 130 metri quadrati. Rullina alla mano, chi realizzò il controllo, di metri quadrati ne misurò, invece, 184. In poche parole, Velardi aveva versato, pagando la Tari, fino ad allora importi inferiori a quelli che avrebbe dovuto versare in base alle dimensioni della casa in cui abitava. E vabbè, amnistia.

Sempre rimanendo al capitolo Tari, il buon Salvatore Fattore, di professione kamikaze e  dotato di un non comune estro  per l’autolesionismo, così scrive: “L’intervenuta variazione in data 19 gennaio 2022 presentata presso l’Agenzia delle Entrate – Direzione provinciale di Caserta, Ufficio provinciale, Territorio servizio catastale -, per diversa distribuzione degli spazi interni dell’immobile oggetto di tassazione ai fini Tari ha comportato un ampliamento della superficie utile da assoggettare alla tassa sui rifiuti”. E meno male che ce lo dice Fattore  che si è trattato di un’autocertificazione, dalla quale viene dimostrato l’ampliamento, perché la formula utilizzata da Velardi (“diversa distribuzione degli spazi interni”) non è che poi si rappresentasse come molto chiara nell’esposizione di chi non dava proprio l’idea di voler ammettere, senza se e senza ma, l’abuso da lui compiuto.

Ricapitoliamo: il cittadino Antonello Velardi, dopo essere stato “sgamato” nel 2015 perché pagava la tassa rifiuti su una superficie di 130 metri quadrati, invece dei 184 reali, ha dovuto arrendersi e, più o meno, ha dovuto anche confessare l’abuso compiuto sull’altro piano, cioè il terzo, che avrebbe dovuto essere, senza se e senza ma, anche oggi, mercoledì 27 luglio, anche ieri martedì 26 luglio, un sottotetto non abitabile e di cui, invece, sempre il Velardi, anche negli anni durante i quali ha indossato la fascia, ha goduto illegalmente quale appartamento di residenza elegantemente pavimentato ed elegantemente ammobiliato.

Questo non lo diciamo noi. Il fatto che Velardi è reo confesso anche come contribuente infedele della Tari, lo mette nero su bianco il “povero” Salvatore Fattore, altro che zappa sui piedi. Per cui, chiudendo il discorso della Tari e dando per buona la prescrizione che azzera tutte le obbligazioni contratte dall’occupante abusivo precedenti ai cinque anni, il sindaco di Marcianise deve integrare, deve pagare tutto quello che non ha pagato a titolo di Tari per gli altri 184 metri quadrati che lui ha utilizzato abusivamente come appartamento di residenza e per i quali non ha corrisposto alle tasche comunali nemmeno un centesimo di euro (e si permette anche di presentare le querele), limitando ancora una volta il danno, così come già successo nel procedimento penale, incardinato a suo tempo dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che lo ha indagato per abuso edilizio, grazie ad una prescrizione che, comunque, gli consentirà di evitare di dover integrare il maltolto nelle casse del Comune di Marcianise dal 2004 fino al 2016 compreso.

In poche parole, Fattore afferma, come potrete leggere chiaramente dal testo della sua risposta che, pubblichiamo in calce all’articolo nella sua versione integrale, che il sindaco deve corrispondere la Tari per i 180 e passa metri quadrati del falso sottotetto, relativamente agli anni 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022, conservando comunque lo status morale di evasore fiscale salvato dalla prescrizione. Se leggete quello che scrive Fattore, non potrete mai contestare questa evidenza e questo obbligo che, per quanto riguarda la Tari, grava su Velardi il quale, a dirla tutta, per diversi anni, fino cioè al 2015, sfruttava per abitarci circa 360 o 370 metri quadrati pagando la Tari solo per 130 metri quadrati. Questo fino all’accertamento realizzato dall’Ufficio tecnico nel già citato anno 2015.

LA QUESTIONE IMU – E adesso veniamo all’Imu. Qui Salvatore Fattore si supera letteralmente. Non sappiamo se prima di inviare la sua risposta a Dario Abbate si sia consultato e l’abbia fatta vedere alla segretaria Cotugno, la quale , che kamikaze non è, si è “opportunamente” defilata, applaudendo e dando una bella pacca sulla spalla al Fattore, mentre questi lanciava il proverbiale banzai, cioè il mitico urlo dei kamikaze, quando dirigevano le punte dei loro aerei contro le navi della flotta americana nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale.

Partiamo dalla conclusione a cui addiviene il dirigente: Antonello Velardi non deve versare  un solo euro a titolo di Imu. Ciò perché la sua dimora è, come già scritto, classificabile come prima casa. E siccome quando Velardi va ad autocerficare la diversa disposizione degli spazi, ciò – sempre secondo la comica risposta di Fattore -, non incrocia le eccezioni, previste dalla legge e che obbligano i titolari delle case signorili o di lusso (classe A1), delle ville (classe A8) e, addirittura, dei castelli (classe A9), ciò vuol dire che quella di Velardi è stata, è e sarà prima casa e, dunque, esente dal pagamento dell’Imu.

Ovviamente, il Fattore, che pure sa che noi di Casertace non siamo affatto fessi – lo ha visto quando ha lavorato a Carinaro -, ha dimenticato di qualificare e di declinare in maniera degna le definizioni delle abitazioni associate alle citate classi A1, A8 e A9.

Ed ecco che passa proprio in questo momento preciso, il veicolo della Croce rossa, di cui scrivevamo all’inizio e contro cui certo non è tanto glorioso sparare. Ma questo è un atto amministrativo, un’espressione di una potestà protetta e regolata dalle norme. Dunque, non possiamo esimerci dal mettere in evidenza il contenuto di ciò che Fattore scrive nella parte successiva della sua risposta. Avremmo pure potuto evitare di citare questa giurisprudenza, per quanto il fatto sia palmare, evidente, ma a garanzia di tutti lo facciamo lo stesso: la Corte di Cassazione-sezione tributaria, con l’ordinanza n.1538 del 25 gennaio 2021, quindi recentissima, ha sancito a lettere di fuoco che lo strumento di identificazione e di qualificazione delle case appartenenti alla categoria A1 (di lusso) è costituito dal decreto del Ministero dei Lavori pubblici del 2 agosto 1969, e ancor più dettagliatamente dal suo articolo 6.

Ora, i lettori più attenti di Casertace sanno che noi abbiamo già trattato l’argomento di questo decreto ministeriale in relazione alle vicende della casa di Velardi. Però, vogliamo far finta di non averlo scritto un articolo pieno di dettagli e di documentazioni al riguardo.

Recita l’art.6 dell’appena citato decreto del ministero: “Sono considerate di lusso le singole unità immobiliari aventi superficie utile complessiva (com-ples-si-va, ndd.) superiori a metri quadrati 240 (esclusi i balconi, le terrazze, le cantine, le soffitte, le scale e il posto macchina)”.

Ora, siccome per la legge, per il Comune di Marcianise, caro Fattore, quel terzo piano non è stato un sottotetto, per quasi 16 anni e non lo è, per effetto della procedura avviata da Velardi, come lei stesso, Fattore, scrive quando tratta dell’argomento Tari. Ciò vuol dire che dal 2004, (do you understand?), anno a cui risale l’esecutività definitiva del permesso a costruire violato da Velardi e fino a quando questa demolizione non verrà realizzata – e scriviamo così perché noi ancora oggi non abbiamo prove dell’avvenuta ottemperanza all’ordinanza  – quello è stato un appartamento, una casa abitata. E se il secondo piano sviluppa, come effettivamente sviluppa, alla luce del sopralluogo del 2015, 184 metri quadrati, una superficie in linea di massima speculare, sarà quella del terzo piano. Per cui, altro che 240 metri quadrati, dirigente Fattore!

Complessivamente, ai sensi del già citato articolo 6 del decreto ministeriale, la superficie della unità abitativa in questione è largamente al di là, largamente esorbitante rispetto al limite previsto dalla norma che, un anno e mezzo fa, la Corte di Cassazione ha pienamente rivalorizzato, sancendo che si tratta dell’unico riferimento applicabile per la definizione di cosa sia una abitazione di lusso.

Per cui, quale prima casa, quale abitazione principale, cosa sta dicendo, cosa sta scrivendo, caro Fattore? Noi, per queste cose, davanti a un giudice siamo disposti ad andarci ogni giorno, perché al di là di qualche parola, di qualche termine che può anche scappare nei nostri articoli, siamo tranquilli e ci sentiamo forti del nostro lavoro di lettura, di analisi, di controllo, di riscontro dei documenti e dei repertori normativi e giurisprudenziali. E (ancor più soprattutto) riteniamo che a Marcianise sia in atto una delle più gravi emergenze di legalità democratica, istituzionale e tout court, della storia di questa provincia. Dunque, una situazione rispetto alla quale scriviamo anche poco in proporzione ai suoi caratteri di acuto allarme sociale.

Dovreste togliervi il cappello davanti a questo giornale. Ma non lo fate ed è normale che sia così, perchè tutti i valori che Casertace testimonia e difende, valori della libertà, della giustizia, dell’imparzialità, della repulsa rispetto ad ogni modalità di contatto con il facile arricchimento personale, sono in antitesi. E ora provate a dire che non ci sia continenza in questa nostra ultima affermazione dopo tutto quello che abbiamo scritto e tentato di dimostrare nel nostro articolo, rispetto ai vostri valori che per noi sono disvalori, quelli a cui avete fatto e fate riferimento nella vostra vita professionale e istituzionale.

 

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Interrogazione consiliare con risposta scritta (1)

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