OSPEDALE DI CASERTA. Solo grazie al Nursing Up e a quasi 15 anni di battaglie legali oggi gli infermieri, Oss e tecnici vengono pagati di più nei super festivi. E la Cisl di parentopoli invita i suoi iscritti al metodo “aumma aumma”

6 Ottobre 2023 - 15:25

CASERTA (g.g.) – Qual è stata la posizione della Cisl, funzione pubblica di Caserta, sulla funzione dell’articolo 9 del Contratto Nazionale di Lavoro del cosiddetto comparto sanitario formato dagli infermieri professionali, dagli Oss, dai tecnici, ostetriche, ecc.?

Quante mani disponibili a non occuparsi di una valutazione razionale, positivista, di questa vicenda, hanno armato i sindacalisti, che non tenevano agli interessi dei loro iscritti ma solo a mettere in cattiva luce un altro sindacato, che su questo articolo 9 ha ingaggiato una battaglia lunghissima e cocciuta?

Oggi, naturalmente, il solito Nicola Cristiani viaggia, su questo argomento, a vele basse, dopo essersi fatto beffe del Nursing Up, non a caso il sindacato con il numero più alto di iscritti all’interno dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano.

Ricordate quanti articoli questo giornale ha dedicato all’applicazione cervellotica di quell’articolo 9, di cui oggi non è rimasto praticamente nulla? Decine e decine, attraversando le solite calunnie, come se noi avessimo un rapporto inconfessabile con questo Nursing Up che, invece, non abbiamo nessun problema ad affermarlo, sosteniamo da una quindicina d’anni perché ci siamo convinti (e noi ci convinciamo di una cosa, senza sfumature, molto raramente) che abbia una visione complessiva della sua missione di rappresentanza, costruendo una strategia non finalizzata a favorire gli interessi di 5/10/15 o 20 iscritti, ma di tutti quelli che hanno sottoscritto la tessera.

Esattamente il contrario, cioè, di quel che a nostro avviso, che raccontiamo queste cose da 15 anni almeno, non hanno fatto le altre sigle, a partire dalla Cisl di Cristiani, come dimostra indiscutibilmente l’elenco nominativo dei parenti assunti, ormai a decine, nell’Asl e nell’azienda ospedaliera.

Un sistema che ha messo a posto, per almeno 3 generazioni, anche tutti gli altri dirigenti della Cisl, che magari non hanno raggiunto il numero vertiginoso di assunti di famiglia di Nicola Cristiani ma che un buon numero di congiunti li hanno strappati alla disoccupazione, dando ragione, nel 2023, a quello che il politologo americano Edward C. Banfield scriveva nel ’58 sul familismo amorale come chiave di lettura principale della cosiddetta questione meridionale.

In estrema sintesi, per chi si è perso quegli articoli, diciamo che l’applicazione erronea delle norme contenute nel contratto nazionale di lavoro ha fatto sì che per anni e anni i dipendenti del comparto attivi nell’ospedale civile di Caserta, subissero una discriminazione vergognosa, visto che mentre a tutte le altre categorie di lavoratori venivano riconosciuti incrementi della retribuzione nelle giornate festive infrasettimanali, cioè il giorno di Natale e Santo Stefano, quello di Capodanno, il lunedì dell’angelo, il giorno della festa del lavoro, il giorno della Liberazione, Ferragosto, Ognissanti e Immacolata Concezione, i fessi a cui toccavano i turni in queste giornale nel principale nosocomio casertano, venivano pagati come se avessero lavorato in un comune martedì 12 novembre.

Per una decina d’anni il Nursing Up si è speso senza requie e soprattutto non si è arreso quando le sentenze giudiziarie sembravano non arridere ad una rivendicazione che, come abbiamo scritto in tanti articoli, si mostrava almeno ai nostri occhi, in congiunzione totale con un diritto negato.

Il primo ricorso dette ragione ai lavoratori poi, incredibilmente, la Corte di Appello accolse il ricorso dell’azienda, quando l’allora direttore generale Luigi Annunziata aveva già riconosciuto il giusto compenso integrativo ai lavoratori.

A dire il vero, il suo successore Francesco Bottino non si comportò come poi si sarebbero comportati Mario Ferrante e il direttore amministrativo Gaetano Gubitosa, diventato poi direttore generale.

Oddio, non è che Bottino si ribellò alla sentenza della Corte d’Appello, a cui aveva adito lui personalmente, muovendosi su diretta richiesta – lo ricorda Nicola Cristiani? – della Cisl, che pur di fare un dispetto al Nursing Up lo fece ai suoi iscritti, minacciando Bottino di denunciarlo al cospetto della Corte dei Conti.

Bottino congelò i termini per la restituzione di quello che i lavoratori avevano avuto per effetto della sentenza di primo grado.

I suoi successori Ferrante e Gubitosa, non tolleravano il fatto che ci fosse un sindacato che non si sedesse al tavolo delle trattative e delle contrattazioni decentrate interne col cappello e col piattino in mano.

Per cui non vollero attendere come sarebbe stato equo, finanche giusto, l’esito del pronunciamento definitivo della Cassazione, a cui Nursing Up aveva adito, subendo contumelie di tutti i tipi, ad esempio quella di voler far guadagnare soldi a certi avvocati, che invece proprio in quel momento agirono gratuitamente.

In questo schifo di Italia, l’azione di Nursing Up è stata bersagliata per ben 6 anni, perché tanto ha impiegato la Cassazione a pronunciarsi sul ricorso, erogando la sentenza nel gennaio 2021 rispetto ad una impugnazione del verdetto di appello presentato nell’anno 2015.

Purtroppo la Cassazione ha potuto decidere, ammettendo il ricorso, solo per due dipendenti, perché purtroppo quello collettivamente presentato da altri 20 non è risultato ammissibile.

Ma questo è stato più che sufficiente per imprimere il marchio di una giurisprudenza indiscutibile che ha cancellato il sopruso e ha costretto l’Aran ad esprimere con maggiore chiarezza e con maggiore perentorietà che un turno di lavoro svolto e consumato il giorno di Natale, il giorno di Capodanno, ecc., deve essere pagato nella misura del 30% in più se diurno e del 50% in più se notturno.

Indovinate un po’ oggi, quella stessa Cisl, quello stesso Nicola Cristiani, che poi si chiede per quale motivo ne parliamo sempre in termini negativi, si stanno muovendo dopo che, solo grazie a Nursing Up e alla sua caparbietà, la formulazione di quell’articolo 9 è stata cassata finalmente con un tratto di penna.

Fa i comunicati, trionfalistici, addirittura rivendicando meriti che non esistono né in cielo né in terra, approfittando di un’informazione storica su questi fatti non del tutto solida nella testa di chi oggi lavora nel comparto dell’ospedale civile.

E come faceva allora, ancora oggi la Cisl compie agguati per soffiare iscritti a Nursing Up.

L’ultimo esempio riguarda l’autista P.I., che da qualche tempo è passato dal Nursing Up alla Cisl, grazie a un milione di promesse poi non mantenute.

In questi giorni, Guido Alfano ha tappezzato gli ingressi dei reparti con un volantino che, ancora oggi, attacca il Nursing Up, in quanto sarebbe un sindacato “causaiolo” per usare un’espressione dialettale, mettendo in guardia i suoi iscritti sul fatto che questa attitudine potrebbe danneggiarli come avrebbe danneggiato l’autista P.I. di prima.

E certo: perché i punti di equilibrio si devono trovare attraverso le contrattazioni “aumma aumma”, inconfessabili, in cui le norme vigenti rappresentano un optional, e non attraverso battaglie di principio e di autentica legalità in cui un soggetto sindacale si rivolge alla legge e alle sue istituzioni considerandole le uniche istituzioni, l’unico potere che, come sta scritto nella Costituzione, è deputato a decidere in ossequio a quella morale ed etica costituzionale, grandi assenti nelle contrattazioni aziendali che fatalmente si risolvono con accordi al ribasso e l’immancabile assunzione di un parente o di un amico.

Oggi l’indennità del super festivo è intascata da tutti i dipendenti del comparto, da quelli del Nursing Up, da quelli della Cisl, della Cigl, della Uil e da quelli dell’altra sigla autonoma Nursing.

Senza il Nursing Up e la sua caparbietà, oggi non sarebbe così.

In un posto serio e legale sarebbero questi gli elementi discriminanti e determinanti nella scelta di iscriversi a un sindacato piuttosto che ad un altro.